29 aprile 2009

favola con finale non tradizionale





Voglio raccontarti una storia, quasi una favola. Che però finisce in modo non tradizionale. Non finisce con “vissero felici e contenti”.
Nella storia c’è una principessa (almeno questa tradizione manteniamola).
La principessa passava le sue giornate a raccogliere fiori nei prati di una lontana contea. Era felice della propria condizione, sebbene non fosse ricca e non avesse un castello per dimora.
Un giorno arrivò un principe, che – interessato a lei - le offrì l’accesso al castello. Un castello vero!!
Lui le chiese di entrare nel castello in punta di piedi, per non allarmare i conti e le contesse, e di utilizzare una sola ala dell’edificio, mostrandosi con discrezione alla corte. E lei seguì il principe.
Sapete, il castello, visto da lontano, era proprio bello. Era tutto rosso, con delle mura di cinta inattaccabili e dei bellissimi alfieri pronti a dare la vita per difendere il Re.
Alcuni amici avevano messo in guardia la principessa: quel castello era troppo grande per lei, e – sebbene dall’esterno sembrasse un paradiso – all’interno avrebbe trovato molti labirinti, e molti – alla corte del re – avrebbero inviato la sua giovinezza, la sua freschezza e la sua posizione. Ma la principessa non poté credere a queste voci, tanta era la sua fiducia nel principe e tanta era la sua buona fede.
Una volta entrata nel castello, iniziò a conoscere le sole stanze che le erano state assegnate, per non dispiacere al buon principe. E fu proprio brava, perché pochi nel castello si accorsero della sua presenza. Alcuni la percepirono, ma non colsero il fatto che il principe la volesse prendere come moglie, e quindi non se ne sentirono minacciati.
La principessa iniziò però a chiedersi che cosa celassero le altre stanze e, di notte, imparò a muoversi nel castello ed a conoscerne i meandri più reconditi senza che alcuno si insospettisse. Passati 3 anni, a fronte del fatto che nulla era accaduto per tutto quel tempo, la principessa iniziò a pensare che il principe avesse cambiato idea e che non la volesse più come regina.
Mentre pensava a tutto questo, valutò l’ipotesi di fuggire dal castello, per tornare ai prati ed alla sua vecchia dimora. Ma si sentiva in colpa nei confronti del promesso (?) sposo. E così non si mosse, rifiutando le proposte di altri principi, che erano venuti a conoscenza della presenza di un talento nascosto nel castello.
La favola – “una favola un po’ triste” direte voi – finisce che la principessa è ancora nel castello. Il principe ha rinunciato a lei ed ha scelto un castello più grande, forse con un’altra principessa.

e quindi?


Mi dicono che ostento le mie capacità. E che sono presuntuosa.
E quindi? Ma da quando è peccato essere coscienti dei propri punti di forza e dei propri difetti? Da quando lottare per l'affermazione dei propri talenti è un peccato, quando per farlo non si scredita il lavoro di altri?
Ho fatto cose che molti avrebbero fatto anche meglio, ma che altri non avrebbero proprio saputo fare. Ho pensato cose che molti altri hanno pensato e altri non hanno nemmeno capito.
Conduco una vita ad un ritmo forse eccessivo, ma questo è proprio uno dei miei difetti - e riesco ad ammetterlo pubblicamente, visto?
E quindi?
Magari con la maturità arriverò a capire.
Oggi l'interrogativo è ancora aperto.

22 aprile 2009

tutto mio

non ci posso credere! dopo tanto pensare e ripensare ho trovato una cosa tutta mia, per cui non devo chiedere a nessuno. non chiedo ai miei piccoli di regalarmi un'oretta, non chiedo a mia madre di stendere i panni che sennò poi fanno la muffa, non chiedo a mio marito come si fa, non chiedo al mio capo se posso...super!
adesso che ho questo tutto mio, non sono sicura che lo saprò sfruttare, ma tant'è...mi regalo una chance.